Quel prelievo di sangue poco discreto
Donare il sangue è un dovere ma pochi lo fanno. Pur non essendo un assiduo donatore, di recente mi sono recato presso la locale parrocchia che con l'AVIS ha organizzato la raccolta di sangue.

Per chi non lo sapesse, prima di donare il sangue si deve compilare un modulo da consegnare ad un primo medico che lo analizzerà e che poi farà alcune domande al probabile donatore, decidendo se questi potrà o meno appunto donare. Viaggi all'estero, agopuntura, rapporti extraconiugali, cure per malattie recenti, operazioni chirurgiche, uso di sostanze stupefacenti, etc: sono tutti elementi che inducono il medico ad una valutazione ulteriore o eventualmente al rifiuto del donatore.
Ma torniamo alla parrocchia.
Una volta entrato nei locali adibiti alla donazione del sangue, ho trovato con soddisfazione una fila di 5 persone in attesa per la visita pre-donazione. La stanza che ospitava il medico e il paziente sottoposto a visita però presentava una dislocazione alquanto singolare: la porta di accesso alla stanza era aperta e la distanza tra le persone in fila e il tavolo (vicino alla porta), al quale erano seduti il medico e il futuro-probabile donatore, erano ad una distanza di poco più di un metro e mezzo dalle persone in fila. Certamente tale dislocazione rendeva abbastanza agevole sentire i discorsi tra medico e paziente.
Mi sono chiesto come fosse possibile una tale disattenzione, anche perché di solito questi sono aspetti molto curati dalle diverse associazioni per la raccolta del sangue. Aspetti di riservatezza estremamente importanti.
Comunque proseguo la mia fila e dopo un po' vedo una ragazza che con fidanzato al seguito entra per la visita nella famigerata stanza. Il ragazzo chiede quindi al medico di poter presenziare anche lui alla visita della ragazza. Tra me e me ho subito pensato che il medico lo avrebbe mandato via in malo modo.....e invece No! Gli ha permesso di rimanere senza nemmeno obiettare.
Ora, lungi da me fare il "talebano" della privacy, ma in questi particolari frangenti il diritto alla privacy è sacrosanto, non solo perché garantisce la privacy dei probabili donatori ma anche e soprattutto perché garantisce la qualità delle donazioni di sangue e quindi la salute degli eventuali ricevitori.
Immaginate che un uomo (ma potete scambiare il genere senza alcun problema) si accinga alla visita pre-donazione, e che la moglie chieda di presenziare. Pensate che, alla domanda del medico all'uomo: "ha rapporti extraconiugali?", il marito risponda sinceramente? Avendo la moglie al seguito?
La risposta che probabilmente darà in quel particolare caso, per evitare sfaceli matrimoniali, sarà necessariamente negativa e tutto questo non farà altro che innalzare il livello di rischio di sangue infetto.
Ecco perché in generale le visite pre-donazione presuppongono che ci sia un colloquio diretto medico-donatore in cui il segreto deontologico a cui il medico è sottoposto garantirà sia il donatore che i futuri ricevitori.
Spesso il codice per la tutela della privacy viene utilizzato a sproposito anche in ambito medico, ma in questo caso caso un po' più di attenzione non avrebbe guastato. Soprattutto quando si parla di donazione del sangue.
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