Dati sensibili e strutture sanitarie: un caso di studio (terribile)
Questa storia ha un protagonista: Mario.

Mario si reca in una grande struttura pubblica per fare degli esami sanitari sulla sua condizione di salute. Gli viene consegnato un foglio in cui si dice che il risultato delle analisi verrà consegnato unicamente a lui o, in alternativa, ad un suo delegato munito di documento di riconoscimento.
"Bene!" pensa tra sé e sé (illuso...)
Gli esami sono pronti e Mario, solerte, si reca nella grande struttura, gironzola un po' prima di trovare la fatidica stanza e bussa alla porta:
- Mario: "E' permesso? dovrei ritirare i risultati delle mie analisi per XXXXXXX"
- Infermiera: "Come si chiama?"
- Mario: "Mario Esposito"
- L'infermiera: "Aspetti che cerco..."
- Mario (balbettando quasi incredulo) "ma...le devo dare il documento?"
- L'infermiera: "No no. Ecco a lei la busta con i risultati delle analisi" (busta rigorosamente aperta)

Ma dico io, possibile che ancora succedano queste cose?
Mario sta scrivendo una bella lettera alla Direzione Sanitaria e in copia al Garante per la Privacy.
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