Terremoti e Centro Nazionale per il Backup
Mai come in questi giorni il concetto di Disaster Recovery è tornato di attualità. Sono rimasto in effetti molto colpito da alcune interviste a delle persone, vittime del recente terremoto in Abruzzo, che annoveravano tra i loro beni anche i server/pc dell'azienda in cui lavoravano. Aziende pubbliche e private magari, dove gli stessi dipendenti si sono preoccupati di "salvare" il server smontato in fretta e furia dal rack! Il tutto per far ripartire velocemente l'azienda.
Questo ci fa capire che le informazioni digitali al giorno d'oggi sono divenute un patrimonio da proteggere anche per i singoli che ne percepiscono a pieno l'importanza. Non solo quindi utenti distratti che si collegano a Facebook o Youtube, ma anche utenti coscienziosi che comprendono a pieno il valore delle informazioni digitali e le mettono in salvo anche in situazioni catastrofiche come un terremoto.
Dopo il terremoto tutta l'Italia si è risvegliata, purtroppo, ancora più cosciente di vivere in un paese che non fa prevenzione ed educazione per la gestione delle emergenze. Ci siamo tutti detti più e più volte che doveva essere approntato un piano per la sicurezza (con gli opportuni piani di evacuazione, la formazione per la cittadinanza e tanto altro) che avrebbe permesso di mettere in salvo prima di tutto la vita delle persone e poi gli inestimabili beni artistici dell'Abruzzo.
Ma dobbiamo prendere anche spunto dall'"uomo qualunque" e ricordarci che le informazioni digitali vanno preservate in quanto permetteranno all'economia locale, e quindi alla vita delle persone, di ripartire il più presto possibile.
Ma come raggiungere quest'obiettivo? Con un piano di Disaster Recovery SERIO delle infrastrutture, critiche e non, pubbliche e private. Perché quindi non prevedere un centro nazionale per il backup delle informazioni di Pubbliche Amministrazioni e società private strategiche per il paese?
Un servizio di backup on-line in cui i dati verrebbero archiviati cifrati mediante agenti software open-source a disposizione delle aziende. Cifratura con chiavi in possesso della sola azienda (ma anche con la possibilità di prevedere un "key escrow") che proteggerebbe i dati da un punto di vista sia della sicurezza che della privatezza degli stessi.
La costituzione di un tale centro impedirebbe inoltre che le informazioni sensibili e potenzialmente appetibili vengano "esternalizzate" su servizi di backup on-line esteri, che creerebbero non pochi problemi in caso di controversie legali e pochi "recinti" legislativi per i vari servizi di intelligence (vedasi NSA).
Già oggi vi sono numerosi servizi di backup on-line. Che cosa succederebbe se un'azienda italiana si affidasse per i backup a questi servizi magari di altri paesi? Certamente il servizio garantirà sempre di rientrare in possesso del dato archiviato, ma chi ci garantirà sulla riservatezza dello stesso? Gli agent di backup rilasciati da queste aziende spesso non sono open-source e anche se affermano che la cifratura viene fatta con la nostra chiave privata, chi ci dice che non cifrino in realtà anche con un'altra chiave?
Si farà mai un tale centro in Italia? Non credo, purtroppo. E sono d'accordo con i vostri dubbi: prima impariamo a controllare che gli edifici siano costruiti a regola d'arte e a salvare la vita delle persone e poi ci possiamo anche occupare dei dati.
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